giovedì 29 maggio 2008

Fisica in Moto Story: terza parte

LE PRIME MACCHINE
Definiti metodo, percorso e i principali principi fisici da mostrare si passò alla ideazione e progettazione dei macchinari che vennero realizzati grazie al contributo tecnologico e pratico dei tecnici Ducati, all’esperienza didattica dei professori ed al coinvolgimento di diverse scuole ed istituti universitari.

Venne così bandito nel marzo 2006 un concorso nazionale per la progettazione delle macchine che ottenne la partecipazione di 15 università e di oltre 90 ragazzi. L’8 marzo 2006 all’interno dell’auditorium Ducati Troy Bayliss, pluricampione del mondo di Superbike premiò i tre progetti vincitori:

1. “Ridurre per moltiplicare”di Davide Di Giacomantonio

2. “Burn out” di Cecilia Cappelli, Irene Pianigiani, Sara Gaggioli

3. Pair Spin di Fabio Esposito e Isacco Stiaccini

A queste macchine, grazie al lavoro del team, alle altre idee provenienti dal concorso universitario e alle cinque tesi di laurea svolte all’interno del progetto, se ne aggiunsero altre dodici disposte all’interno di tre sale così da tracciare un percorso dallo stupore alla passione.

lunedì 26 maggio 2008

Fisica in Moto Story: seconda parte

IL TEAM DI LAVORO
Per costruire un ponte tra scuola e impresa occorreva un gruppo di lavoro che incarnasse un legame vivo tra scuola e fabbrica. Così vennero mobilitate, per il team di lavoro, persone di diversa estrazione, legate a mondi diversi, guidate dall’ing. Mario Alvisi, giovane product manager di Ducati:
- Giovanni Savino, dottorando presso Università di Ingegneria di Firenze
- Marialuisa Filippucci, professoressa di Fisica presso il Liceo Malpighi di Bologna
- Alberto Martini, professore di Fisica, curatore del laboratorio “La Galileiana”
- Gianfranco Zappoli, ex Capo Reparto Ducati in pensione
- Franco Lanza, Responsabile Organizzazione Industriale Ducati
- Enzo Capucci, Capo Reparto Ducati
- Stefania Brandazza, Fondazione Ducati


I primi passi furono incerti per una evidente difficoltà a parlare un linguaggio comune, nonostante tutti fossero convinti del beneficio che sarebbe potuto scaturire dalla collaborazione. La convinzione dei professori era che la scuola si dovesse arricchire di nuove esperienze didattiche in grado di suscitare interesse negli studenti, di appassionare e indurre ad approfondire ed amare lo studio. La fisica è infatti considerata dalla maggior parte degli alunni una materia difficile, fatta di tante formule, di problemi che “non vengono mai” , di teorie che hanno la pretesa di spiegare la realtà naturale che è molto distante dalla loro sensibilità. I professori partivano dunque da queste esigenze, ma proponevano un’impostazione scolastica classica che si scontrava con l’approccio “tutta pratica” dei lavoratori Ducati, impegnati a realizzare un manufatto secondo parametri rigidi di qualità ed efficienza.

La disponibilità al dialogo e l’entusiasmo di tutti i membri del team permise di superare tutte le difficoltà e di scoprire come il lavoro manuale fosse l’anello finale di una progettazione e di principi meccanici che potevano essere studiati e di cui ci si poteva sentire partecipi.
Innanzitutto si partì dal metodo di apprendimento che si voleva per il laboratorio: “solo lo stupore conosce”. È infatti lo stupore per ciò che si ha di fronte che rende possibile la conoscenza e il protagonista, prima della meccanica, della fisica, della moto, è ogni singola persona. Per questo occorre che siano i ragazzi, così come gli operai, a scoprire le leggi della fisica, ciò che regola il funzionamento delle cose, in maniera affascinante, coinvolgente, come dei veri ricercatori. Occorre infatti toccare con mano, andare a vedere, interagire con l’oggetto a cui si è interessati: fare esperienza sensibile e giudicare.

Il metodo d’indagine proposto è denominato dall’ECSITE, l’European Network of Science Centres and Museums, “Hands On & Brains On”. Un metodo d’insegnamento diverso dalla didattica tradizionale delle spiegazioni orali o dell’osservazione di laboratorio, un metodo che affronta gli argomenti toccando con le proprie mani e provando gli esperimenti col proprio corpo cinestesicamente, così che il coinvolgimento in prima persona e dal proprio punto di vista, spinga lo studente a porsi domande sugli esperimenti e a tenere pronta la propria mente aperta all’istruzione.Per perseguire tale obiettivo il percorso all’interno del laboratorio venne strutturato in quattro momenti: una caratteristica officina Ducati dove viene stimolata la curiosità, un innovativo laboratorio all’interno del quale viene conferito agli studenti un metodo di conoscenza scientifico, la sala Ducati Corse, dove gli studenti si sfidano in un vero e proprio MotoGP della fisica ed infine la fabbrica dove i principi della fisica vengono applicati ai prodotti.

(continua)

martedì 20 maggio 2008

NUOVE VISITE, NUOVI TENTATIVI

Abbiamo ricevuto la visita dell'Istituto Tecnico Tito Sarrocchi di Poggibonsi e del Liceo Scientifico E. Torricelli di Faenza: di seguito i risultati conseguiti sulla X-Moto:








lunedì 19 maggio 2008

E' DI POGGIBONSI (Si) IL NUOVO RECORD DI VELOCITA' E COPPIA!

Giulio e K33 da Poggibonsi (Si) sono i nuovi recordman in fatto di coppia massima e velocità massima.
Giulio stabilisce un impressionante 32,39Nm, mentre K33 ferma le lancette 63,4 km/h!
Niente da fare per quanto riguarda il record di potenza, dove nella gara tra studenti delle scuole superiori resiste l'impressionante primato di Cavi (Buzzi, Prato).

Tre toscani dunque sul podio della X-Moto: cosa stanno aspettando gli studenti delle altre regioni?

martedì 13 maggio 2008

Fisica in Moto Story: prima parte

Il laboratorio didattico “Fisica in Moto” presso la fabbrica Ducati Motor di Bologna è rivolto agli studenti delle scuole superiori ed agli operai della Ducati. Esso si propone come un ponte tra la scuola e la fabbrica, due realtà diverse che, spesso, fingono indifferenza e disinteresse l’una per l’altra, nonostante siano indissolubilmente legate nell’influenzare lo sviluppo ed il benessere dell’individuo e della famiglia.
GLI INIZI
Di questi argomenti ragionavano ad inizio del 2006 Elena Ugolini, preside del Liceo Malpighi di Bologna, e Federico Minoli, Amministratore Delegato di Ducati, convinti entrambi che, sia nella scuola che nella fabbrica , si potessero mobilitare enormi energie per dimostrare la continuità di conoscenze ed esperienze, scientifiche ed umane, tra le due istituzioni.

L’idea di partenza fu quella di costruire un laboratorio tecnico in cui alcune macchine permettessero agli alunni di toccare con mano i principi della meccanica studiati nelle aule scolastiche. Gli stessi principi che, a pochi metri di distanza, rendevano possibile il funzionamento ed il successo delle moto montate dai lavoratori della Ducati.

Un’idea valida e realizzata con successo nei moderni musei interattivi di scienza e tecnica a Boston, Monaco e Zurigo, ma troppo asettica per sperimentare quella compenetrazione di persone, esperienze, entusiasmi, metodologie di approfondimento e di lavoro che era nei sogni dei promotori dell’iniziativa. Infatti, i progetti iniziali, affidati ad una società specializzata, mostrarono un laboratorio-museo, esteticamente molto bello ma chiuso in se stesso, in cui le macchine erano uniche protagoniste, adatte per essere ammirate, ma prive di capacità di dialogo e comunicazione.

Ci sembrò di essere di fronte al progetto di un museo “classico” che ha la sua ragione di essere nei reperti che ospita mentre era per noi evidente come sia la scuola che la fabbrica vivono non per gli oggetti che ospitano ma per le persone che le abitano, per le loro esperienze, la loro fatica ed i loro sogni.
Decidemmo così di ricominciare da capo e di affidare lo sviluppo del laboratorio ad un gruppo misto di lavoratori, professori e studenti, lasciando loro libertà totale di azione all’interno del budget e della missione identificata.
La costruzione del laboratorio divenne, così, essa stessa laboratorio di esperienze, emozioni, conflitti e soluzioni che di per se stessi hanno arricchito la fabbrica e la scuola.

IL TEAM DI LAVORO Per costruire un ponte tra scuola e impresa occorreva un gruppo di lavoro che incarnasse un legame vivo tra scuola e fabbrica. Così vennero mobilitate, per il team di lavoro, persone di diversa estrazione, legate a mondi diversi, guidate dall’ing. Mario Alvisi, giovane product manager di Ducati:
- Giovanni Savino, dottorando presso Università di Ingegneria di Firenze
- Marialuisa Filippucci, professoressa di Fisica presso il Liceo Malpighi di Bologna,
- Alberto Martini, professore di Fisica, curatore del laboratorio “La Galileiana”
- Gianfranco Zappoli, ex Capo Reparto Ducati in pensione
- Franco Lanza, Responsabile Organizzazione Industriale Ducati
- Enzo Capucci, Capo Reparto Ducati
- Stefania Brandazza, Responsabile Fund Raising in Fondazione Ducati

(Fine prima parte)

giovedì 8 maggio 2008

Neanche Ravenna ce la fa....

Bologna, 7 maggio 2008: Resiste il record di Cavi: neanche i ragazzi del prof. Baroni del Liceo Scientifico "A.Oriani" di Ravenna sono riusciti a batterlo. Avanti il prossimo!