lunedì 26 maggio 2008

Fisica in Moto Story: seconda parte

IL TEAM DI LAVORO
Per costruire un ponte tra scuola e impresa occorreva un gruppo di lavoro che incarnasse un legame vivo tra scuola e fabbrica. Così vennero mobilitate, per il team di lavoro, persone di diversa estrazione, legate a mondi diversi, guidate dall’ing. Mario Alvisi, giovane product manager di Ducati:
- Giovanni Savino, dottorando presso Università di Ingegneria di Firenze
- Marialuisa Filippucci, professoressa di Fisica presso il Liceo Malpighi di Bologna
- Alberto Martini, professore di Fisica, curatore del laboratorio “La Galileiana”
- Gianfranco Zappoli, ex Capo Reparto Ducati in pensione
- Franco Lanza, Responsabile Organizzazione Industriale Ducati
- Enzo Capucci, Capo Reparto Ducati
- Stefania Brandazza, Fondazione Ducati


I primi passi furono incerti per una evidente difficoltà a parlare un linguaggio comune, nonostante tutti fossero convinti del beneficio che sarebbe potuto scaturire dalla collaborazione. La convinzione dei professori era che la scuola si dovesse arricchire di nuove esperienze didattiche in grado di suscitare interesse negli studenti, di appassionare e indurre ad approfondire ed amare lo studio. La fisica è infatti considerata dalla maggior parte degli alunni una materia difficile, fatta di tante formule, di problemi che “non vengono mai” , di teorie che hanno la pretesa di spiegare la realtà naturale che è molto distante dalla loro sensibilità. I professori partivano dunque da queste esigenze, ma proponevano un’impostazione scolastica classica che si scontrava con l’approccio “tutta pratica” dei lavoratori Ducati, impegnati a realizzare un manufatto secondo parametri rigidi di qualità ed efficienza.

La disponibilità al dialogo e l’entusiasmo di tutti i membri del team permise di superare tutte le difficoltà e di scoprire come il lavoro manuale fosse l’anello finale di una progettazione e di principi meccanici che potevano essere studiati e di cui ci si poteva sentire partecipi.
Innanzitutto si partì dal metodo di apprendimento che si voleva per il laboratorio: “solo lo stupore conosce”. È infatti lo stupore per ciò che si ha di fronte che rende possibile la conoscenza e il protagonista, prima della meccanica, della fisica, della moto, è ogni singola persona. Per questo occorre che siano i ragazzi, così come gli operai, a scoprire le leggi della fisica, ciò che regola il funzionamento delle cose, in maniera affascinante, coinvolgente, come dei veri ricercatori. Occorre infatti toccare con mano, andare a vedere, interagire con l’oggetto a cui si è interessati: fare esperienza sensibile e giudicare.

Il metodo d’indagine proposto è denominato dall’ECSITE, l’European Network of Science Centres and Museums, “Hands On & Brains On”. Un metodo d’insegnamento diverso dalla didattica tradizionale delle spiegazioni orali o dell’osservazione di laboratorio, un metodo che affronta gli argomenti toccando con le proprie mani e provando gli esperimenti col proprio corpo cinestesicamente, così che il coinvolgimento in prima persona e dal proprio punto di vista, spinga lo studente a porsi domande sugli esperimenti e a tenere pronta la propria mente aperta all’istruzione.Per perseguire tale obiettivo il percorso all’interno del laboratorio venne strutturato in quattro momenti: una caratteristica officina Ducati dove viene stimolata la curiosità, un innovativo laboratorio all’interno del quale viene conferito agli studenti un metodo di conoscenza scientifico, la sala Ducati Corse, dove gli studenti si sfidano in un vero e proprio MotoGP della fisica ed infine la fabbrica dove i principi della fisica vengono applicati ai prodotti.

(continua)

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